MEDAGLIA D’ORO AL VALOR CIVILE
L’Italia, uscita vittoriosa nelle armi dalla grande guerra (1915 – 1918), ne è rimasta profondamente mutilata nello spirito. Gli animi sono divisi. La folla facinorosa impera sulle piazze, nell’affermazione delle sue idee anti patriottiche ed anticristiane.
A Torino è indetto un grande sciopero generale. Il comizio, organizzato dalle forze sovversive [estremisti di sinistra], ben presto degenera in un corteo di folla urlante: si verificano aggressioni e ferimenti, specialmente contro ufficiali. Alcuni di questi, malconci e malmenati, inseguiti dalla marea dei facinorosi, cercano rifugio nelle case vicine. E’ l’episodio selvaggio della caccia all’uomo.
Si sparge la voce che un ufficiale è entrato nell’Istituto tecnico Sommeiller. La folla si riversa verso la scuola, ove stanno per terminare Le lezioni. Il robusto portone è stato chiuso per precauzione appena i dimostranti hanno raggiunto il corso. Gli sforzi per abbatterlo sono inutili. L’ira della folla si sfoga allora verso i vetri del fabbricato, che vengono mandati in frantumi con una fitta sassaiola.
Alle 12,20, da una porta di servizio, esce sulla via un gruppetto di studenti, forse spinti da curiosità o da speranza di poter convincere i dimostranti che nell’Istituto non si è rifugiato nessuno. Tra gli altri c’è anche Pierino Del Piano. I tumultuanti si riversano minacciosamente verso di loro. La maggior parte degli studenti riesce precipitosamente a rientrare. Rimangono fuori Pierino ed un amico.
In un baleno la folla li circonda furiosa. Un figuro si avvicina a Del Piano.
“Avete gridato Viva l’Italia. Ora i padroni siamo noi. Gridatelo ancora se ne siete capaci”.
Sono lazzi osceni ed ingiuriosi quelli che partono dalla folla, certa che i due giovani piegheranno impauriti. Forse tutta quella folla è più pronta a schernire che ad uccidere, e certo non si attende la ferma e calma risposta di Del Piano.
“Non è delitto gridare Viva Italia. E noi lo grideremo sempre”.
Non è una sfida spavalda. E’ la serena attestazione del suo patriottismo, il grido spontaneo della sua anima libera e forte.
Un urlo si ripercuote in tutto quel mareggiare di energumeni, che non riescono ad aver ragione di un giovane, ancora quasi ragazzo.
Un attimo. Prima che la folla si rende ben conto di quanto succede, un disgraziato, nutrito dì odio, si avvicina a Del Piano e senza pronunciare parola, gli spiana contro una rivoltella e spara. E’ quasi un suo coetaneo.
Pierino, colpito mortalmente alla fronte, cade all’indietro con le braccia, allargate.
Poche ore, dopo, all’Ospedale S. Giovanni, la sua anima candida di eroe e di scout sale al suo Signore.
* * *
L’eroismo completo non consiste solo nel saper offrire la propria vita per un altissimo ideale, ma soprattutto nell’impostare quotidianamente la propria, esistenza sulle basi della cristiana dedizione al dovere. Questo fu l’eroismo di Pierino Del Piano: il sacrificio finale fu il coronamento di una vita breve ma intensamente e costantemente vissuta nell’esercizio della legge scout e di tutte le virtù cristiane.
Nato a Torino il 23 giugno 1900 da famiglia biellese di modeste condizioni economiche (il padre era muratore e la madre portinaia), fu guidato fin da bambino lungo la via del Signore dall’amorevole esempio dei genitori.
Bambino di aspetto simpatico, bruno, divenne la gioia degli inquilini dello stabile di via S.Francesco di Paola, presso cui prestava servizio la madre, offrendo loro volentieri la propria opera per piccole commissioni e per umili Lavoretti.
Iniziò i suoi studi presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, ai quali rimase sempre affezionato. Giovanissimo entrò nell’A.S.C.I.; ci si trovò così bene che in essa sentì veramente una più ampia seconda famiglia. Donò ad esso tutto il tempo disponibile, tutta la sua passione. Agì in essa e per essa con tutta l’esuberanza dello sua giovinezza. Vi percorse tutta la strada, dalla Promessa a Capo riparto, prima nel Riparto Torino 2′ La Salle, poi nel Torino 6′, presso la parrocchia di S.Giulia, che aveva bisogno di essere riorganizzato, ed infine nel Torino 8, il Riparto della sua parrocchia, S Francesco di Paola.
Fu fiero assertore della Legge scout anche quando le circostanze e l’ambiente furono sfavorevoli. Il suo spirito di servizio lo portò a formare in scuola un ideale gruppo di giovani che, distinguendosi nello studio e nella bontà, trascinavano con l’esempio gli altri su queste strade.
Durante le vacanze estive non esitava ad aiutare il padre muratore come garzone e quando le necessità lo richiesero, accettò di abbandonare gli studi, per consentire al fratellino Amedeo di conseguire la licenza tecnica. Lo scoppio della Grande Guerra [la Prima Guerra Mondiale] lo trovò impegnato alla testa dei suoi scout nell’opera di assistenza ai militari non residenti in città. Sempre sorridente ed infaticabile, pur avendo funzioni direttive, non disdegnava anche i lavori più umili se sene presentava la necessità. Venne infine la sua chiamata alle armi. Al fronte si distinse per audacia ed obbedienza nelle avverse condizioni, mai lamentandosi, anche quando fu ricoverato all’ospedale militare di Novara per congelamento.
Finita la guerra, grazie all’intervento dei Fratelli delle Scuole Cristiane, poté riprendere gli studi all’istituto Sommeiller, sulla soglia dal quale offri la vita per testimoniare il suo amore alla Patria.
Cinquantamila persone presero parte commosse al suo funerale.
Il 7 maggio 1922 veniva “concessa alla memoria di Pierino Del Piano la medaglia d’argento al valore civile, commutata l’11 marzo 1935 nella medaglia d’oro, con la seguente motivazione:
“Reduce di guerra della classe 1900, in occasione di una manifestazione di piazza, circondato con altri studenti da una folla urlante ubriaca d’odio, non esitava, pur minacciato di morte, a riaffermare i suoi purissimi sentimenti di amor patrio gridando: Viva l’Italia! Colpito da piombo omicida, perdeva la vita offrendo il suo sangue nobilissimo per la rigenerazione della Patria. 3 Dicembre 1919”